Lov&Sex

On-Air: Carla Bruni – Quelqu’un m’a dit ( PLAY )

Il concetto di amore mi crea un’immagine nella mente. Una donna supina sulle gambe accanto ad una finestra bianca alla prima oscurità della sera. Sul comodino accanto una lampada per illuminare la stanza, un portacenere con una sigaretta fumante appoggiata all’estremità e nelle mani una chitarra per far di melodia parole d’amore. Disposti nella stanza cuscini di vario genere e colore appoggiati qua e la dando il senso di sentirsi a casa. La finestra affaccia su una strada frontistante un palazzo con un balcone di muratura gialla sul quale c’è un ragazzo che cerca di scrutare più in la del suo naso. Sente le parole della ragazza ma non riesce a scorgerla. Vede solamente il fumo della sigaretta uscire dalla stanza e la luce che, sporadicamente, fa intravedere nell’ombra il suo profilo. Canta in francese. Una storia d’amore, di una lei che aspetta il suo amore perso e delle giornate trascorsa a metà tra i vari impegni e le consegne. Lavora in una bottega dove creano strumenti musicali in legno.

La sera tornando a casa rimembrava i momenti trascorsi insieme.

La mattina quando si svegliava con un sorriso tra le braccia di lui cercava di svegliarlo più dolcemente possibile. Iniziava a scorgere ogni segno del suo corpo con l’aiuto di una luce soffusa che passava attraverso i fori della persiana chiusa. Voleva fare l’amore. L’amor, non il sesso. Con le mani sfiorava il suo profilo, ogni lineamento. La luce raggiungeva i due ragazzi desiderosi d’amore, quello vero. L’amore per cui le reciproche parti si cercano, si scoprono, si innamorano, si vivono. Che parte dal cuore fino ad arrivare in testa. Che ti prende, ti fa gioire e poi all’improvviso, a volte, ti getta via come carte straccia.

Con l’amore l”appagamento non è sessuale, è endovenoso.

Ti nasce e cresce da dentro, come una fenice che risorge dalle sue ceneri ogni volta che muore. Il sesso, quello brutale, fisico è dato da un momento, da un desiderio imperturbabile.  Quando lei fa sesso lui la prende, la gira, la alza, la lecca, la usa. E poi, finendo li, si accende la sigaretta accanto al letto seduto, seminudo, nuovamente con i suoi pensieri, ma con qualche miliardo di spermatozoi in meno liberi sparsi qua a la tra lei e le lenzuola. E lei che ha provato godimento per qualche istante, qualche minuto. E poi? e poi c’è l’amore. L’amore che prova lei mentre ti accarezza, ti scruta sorridendo e ti sente dentro, non solo nel corpo, ma anche nello spirito, nell’anima. Quella cruda, che hai aperto ai suoi occhi. Nel cuore in cui gli hai dato il permesso per entrare senza essere scritto in nessuna lista. La chiave che solo lui ha. Ed allora in quel caso il godimento nasce prima di trascinarsi nelle lenzuola, prima di pensare a fare l’amore. Nasce nel momento in cui si vedono e sanno di appartenere in qualche maniera, metafisicamente, l’uno all’altra. Ed è li, tra le lenzuola, sul tappeto, nella vasca piena di schiuma o più semplicemente sulla porta fredda della cantina che, tra un bacio, una risata ed uno scherzo si consuma un momento di consueta intimità.

A metà tra gioia e godimento c’è l’amore.

La ragazza amava trascorrere le giornate in sua compagnia. Ogni momento era passione e ricerca insistente e progressiva dell’altra metà. E le bastava voltarsi per avere ciò che desiderava, un suo sorriso. E poi, un bel giorno, di netto, lui scomparve. Non seppe il come o il perché. Lasciò tutte le sue cose. Semplicemente sparì.

Ed ora la nostra ragazza continua a lavorare il legno, andare in libreria a leggere Hemingway e tornare la sera a casa accanto alla sua finestra, con uno spettatore di riguardo, a cantare la sua storia ed aspettare il ritorno della sua metà.

Lei cantava “Quelqu’un M’a Dit”.

RudiExperience

Ita…Padania…lia Unita!

Quando ho voglia di star un pò su di morale e farmi due risate mi sintonizzo su qualche sito dedito ai “ragazzi” della Lega Nord. Ascoltando i vari Bossi, Borghezio, Maroni, Calderoli e altri esponenti di partito mi rendo conto di quanto son fortunato a non far parte della Padania. Anche se son nato là le mie origini appartengono alle terre campane. In ogni loro periodo possiamo ritrovare facilmente un’offesa alla nostro Bel Paese. Tutte le parole dette in atto pubblico son sinonimo di vilipendio. Sento Borghezio sbraitare da un palco “Roma ladrona… fanc… Italia, oppure, Italia del caz…”. Resto sconcertato non tanto dalle parole, bensì, dalle urla di approvazione delle persone che in una giornata piovosa decidono di assistere a questo obbrobrio. Vogliono spostare dei ministeri, metterli al Nord, a Milano. Le parole di Bossi riguardo la questione son state sconcertanti. Spostare il ministero dell’economia al Nord perchè la produzione maggiore in Italia si trova là è una emerita boiata! Perchè allora non cambiare la capitale? Roma, una città la quale prima di tutte le altre svolge vita politica da più di 2.000 anni. Una storia che non ha precedenti, un nome che è sinonimo di patria. Vogliamo spostarla a Pontida? Ma stiamo scherzando?!? Il bello è che loro credono veramente a queste cose. Si battono ogni giorno per portar avanti una linea di pensiero che non regge, che è contro tutto ciò che si è creato di buono in 150 anni di unità. Per non parlare del Federalismo. Spirito comune di patriottismo e reciproco aiuto se ne vanno a far benedire. Invece di dire stronzate, far spendere miliardi allo stato e prendere a mazzate persone che vengono da paesi di guerra perchè non pensano seriamente a come risolvere i problemi in Italia? Abbiamo un paese così bello, perchè dividerlo? Non cambiamo paese, creare barriere fisiche, culturali e razziali; cambiamolo. Perchè deve passare il federalismo e creare i cosiddetti stati federali con leggi ed autorizzazioni proprie? Arriveranno a fare un muro a confine con tanto di  dogana al di là delle sponde del Magra facendo piombare l’Italia ai tempi dell’Etruria. Immagino il treno AV delle ferrovie dello stato che, una volta arrivato a Firenze, si ferma per controllare i passaporti delle persone. “Padano”? ok, vadi. – “Scusat’m sto senza passaport!” – ed il controllore: “Un terrone, un terrone! chiamate la vigilanza!”. Ed immagino squadre di persone che arrivano, prendono la persona e la sbattono fuori. Dovrebbero far un corso di senso civico. Per l’occasione Garibaldi sarebbe un ottimo insegnante. Il titolo del corso potrebbe essere: “Qui o si fa l’Italia o si muore“.

RudiExperience

Parole nel vento

Troppo silenzio attorno queste mura. Il suono del pianoforte non basta per saturare il vuoto delle voci innocentemente fluite via. Un momento bloccato nel tempo sull’uscio della porta, accanto a un termosifone che potrebbe, memore, sussurrare storie vissute di amori perduti. Pesciolini raggianti nel tempo, temerari nel loro mondo, squali d’assalto nella cella d’oro e inferno. Cerco soave una voce soffiare, decine di tintinnii sento cantare, parole spogliate del loro ardore e tanti i castelli che fan del rumore. Accanto la corteccia intrecciata di quest’albero secolare aspetto il mio destino attonito e cordiale. Ci son state labbra, e ci son state gioie. L’insana e vorticosa sensazione si insinua in me come il verme nelle sue prelibate mele. Non dovrei restare qui, ma non c’è nessun altro posto dove potrei andare. Non c’è nessun orecchio che aspetta di ascoltare queste parole, e non c’è nessuna pupilla che ansia e palpita per veder il menestrello ballare. E quindi mi svesto da questa pelle mutando come un camaleonte, indicando la strada ai miei pensieri cerco un momento di ilarità e beatitudine, do un senso a questa vita e a queste ore. Senza smembrarle nel tempo, cedo il merito delle mie gesta alle mie dita, e alla mia mente, considerando che ogni momento vissuto è frutto delle mie quotidiane esperienze.

RudiExperience

First Love

E finalmente eccola la, a due passi o poco più da me. mi guarda, mi studia, mi taglia, mi sfoca, mi prende in giro e poi mi mette a fuoco. Era ora…! =)

Ieri. Prima foto con la nuova Canon. Non posso non immortalare l’attimo con un post dedicato al primo scatto “reflex”.

(Il comignolo di un camino)

Il primo di una lunga serie. Vi lascio al mio nuovo album su Flickr ( RudiExperience )

Dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa

Complimenti ITALIA. “Legittimo Godimento”

Finalmente un pò di coerenza civica. Ha vinto il passaparola e internet, compreso Facebook. Un referendum vissuto come non accadeva da anni, almeno quindici. I cittadini hanno capito l’importanza del SI, ma soprattutto l’importanza del voto. In barba a quelle persone (politiche la maggior parte) che hanno invogliato tanta gente a non andare a votare, a non presentarsi alle urne come se la costituzione italiana fosse carta straccia e le battaglie post-fasciste per calcare sempre più l’importanza del voto fossero giochi squattrinati in un cortile. Nessuno può permettersi di dire “Non Andate a Votare”. Nessuno! Dai consigli sull’andare mare, alle date sbagliate ai telegiornali, all’informazione posticipata fino all’ultimo momento, hanno tentanto in tutti i modi il boicottaggio di questo voto. Ma il 54,8% degli Italiani ha condiviso una scelta di carattere. Bravi Italiani, e brava Italia.

Fino a venti giorni fa questo referendum sembrava destinato a tramontare, a non raggiungere quell’ambito risultato chiamato quorum (50% +1 degli elettori aventi diritto). Ma l’impegno di centinaia di migliaia di persone sui blog, facebook, youtube, siti e quant’altro ha fatto modo che il tam tam mediatico arrivasse a livello nazionale. Far ribattere il suono della giustizia fin dentro alle mura di Palazzo Chigi. E parliamo di tam tam, non di bunga bunga. Non voglio invogliare l’attuale amministrazione nazionale a mollare, voglio vedere fino a che punto arriva. Con la Lega che fino ad ora ha cercato di far la gradassa ed ora inizia a dar resa, ed il PDL che ammette un’ulteriore sconfitta (dopo le comunali del mese scorso) e si “allea” con i cittadini dichiarando che il popolo ha scelto con coerenza! (ecco l’ipocrisia che scende giù a valanga). E voi siete le stesse persone che fino a ieri consigliava di andare al mare? Se il grande principe Totò fosse ancora tra noi commenterebbe tale affermazione con un secco: “Ma fateci il piacere!”. E tutto questo per non parlare della sinistra, anche loro hanno colpe, perchè non è tutto oro quello che luccica. La sinistra nazionale non è mai stata a favore dei quattro Si; troppa speculazione e troppe persone che hanno ditte, appalti o “personaggi” a cui dar conto. Quest’aria di cambiamento dovrebbe riflettersi in nuove realtà politiche ed amministrative capaci e competenti, senza i soliti “marpioni” che campano sulle spalle di noi cittadini.

Intanto, mentre il quadro referendario si va man man completando, aspetto con ambita gioia e ansia il giorno in cui qualche ministro (senza far nomi e cognomi) dovrà presentarsi per forza di cosa davanti ad una giuria di suoi pari. Ed in particolare una persona che ha in atto ben sei procedimenti. Ora voglio vedere le scuse che si inventeranno.

LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI!

Vi lascio ad un bel video. Buona visione.

RudiExperience

Il meglio deve ancora venire

Campovolo 2.0, e il meglio deve ancora venire. Ho fatto un sondaggio nella mia testa tra i vari neuroni che vegetano ed ogni tanto si ricordano di dover operare in sintonia per fare uscir frasi di senso compiuto. E’ stato fatto una sottospecie di referendum (opportunamente vi ricordo che Domenica e Lunedì si vota, non mancate!) in cui è stato raggiunto con successo il quorum ed il verdetto è stato Si. Un SI a favore di Ligabue per mettere da parte la delusione dell’estate scorsa a Salerno e dargli una seconda chance augurandomi di non restar nuovamente deluso dal suo atteggiamento. E quindi con il 78% di voti favorevoli il 16 luglio si parte, destinazione Reggio Emilia. Si ritorna a casa, nuovamente. Ma questa volta è per un solo fine settimana, solo per assistere al grande evento di quest’anno dopo il grande concerto di Jovanotti al Palamaggiò il mese scorso. Biglietto del treno e del concerto alla mano faremo parte di questa piccola avventura. Sarò accompagnato da una splendida persona che ha detto si appena ha sentito il nome “Liga”.

Sperando che questo spettacolo sia un bel souvenir per il futuro. Certe notti non puoi trascorrerle pensando ai se e ai perchè, questa è la mia vita e quindi scelgo di partire. Ho messo via un pò di cose per prendere una decisione sensata e sentirmi leggero. Ci son treni che non ripassano e facce che si confondono ma una cosa è sicura: “Che ci sei sempre stata”. Vado da Mario, mi faccio segnare una birra e magari incontro Walter con il suo cilindro, giorno per giorno la forza della banda mi fa sentir vivo e mi fa capir che devo restare sulla mia strada. L’amore conta ma da adesso in poi cerco di parlar a chi sta lassù cercando di farmi un giro col Suo bel gilet. Non badate al cantante, e specialmente allo scrittore perchè seduto in riva al fosso ricorda che kay è stata qui. E allora vado avanti inseguendo sogni di rock’n roll, ma intanto mi godo le rane a Rubiera blues.

Buonanotte all’Italia.

ps: scusatemi per l’ultimo periodo ma era doveroso farlo. Non lo farò più, “promesso” =)

RudiExperience

Prince Charming

Non è passato tanto tempo da quando un principe azzurro divenne il Re dei ladri.

Si aggirava nelle notti impervie nel grande castello fatato cercando di arrivare alla stanza della sua amata, sgattaiolava di qua e di la senza farsi notare. Come in un film. Già sento la musica. Una parte dello “Schiaccianoci” di Tchaikovsky (per l’appunto il video sopra). Aspettava che il grande orologio della sala centrale rintoccasse la mezzanotte per coprire i passi sul pavimento di legno cigolante. Con occhio circospetto e udito aguzzo pregustava il momento in cui si sarebbe ritrovato tra le sue braccia. Cercava la stanza tra il buio del corridoio. Conosceva molto bene quel castello – lo frequentava diuturnamente il giorno per altri affari. Ma la notte no, i suoi scopi erano tutt’altri. Contava i solchi in gesso tra una porta e l’altra, erano giusto 6 prima della sua amata, Elis.

Una volta fuori la porta bussò con un impercettibile tocco delle nocche sul legno vecchio e ruvido. Elis lo sentii e lo aprì. Quasi scappò una risata dai loro volti ma sapevano di non poter far rumore perchè si sarebbero svegliati i due cani da compagnia (Leoncino ed Orecchie lunghe), ma soprattutto il padrone di casa. Si sentivano solo i rumori della notte, l’orologio, il sonno pesante dei vari inquilini e i rumori stridenti del palazzo come voci distanti, ogni tanto una carrozza che passava. Dovevano far piano, nessuno poteva saper di loro, era un tabù, una proibizione, e bastava saper quello per motivarli a continuare a vedersi.

Man mano che si avvicinavano dai loro corpi penzolavano i vestiti come quando osservi le foglie cadere in un pomeriggio d’autunno. Oramai solo due centimetri li dividevano. Le candele all’inceso sparse per la stanza creavano un’atmosfera perfetta. Isolarono tutti i suoni intorno a loro. Lui riusciva a sentir bene il respiro intenso di Elis, quasi giurò di sentir battere il suo cuore. Per qualche secondo restarono fermi a guardare i reciproci corpi come se volessero aspettare che l’altro facesse una mossa. Poi, alzarono una mano, la dilungarono una verso l’altra incrociando le dita. Poi l’altra. Alla fine si strinsero in una fervida morsa ardente iniziando a baciarsi, baci lenti, quasi spenti, ma irruenti. I loro occhi si incrociarono continuamente come se volessero dar espressione del loro essere più gli sguardi stessi che i continui contatti. Il loro legame? Indissolubile. Potevano restar l’uno dinanzi l’altra scrutandosi per ore con altre mille e più persone attorno godendo da impazzire. Erano le loro menti a germogliare e maturare il frutto della passione. Anche distanti sapevano che quel tempo serviva solo ad accrescere e procrastinare il loro desiderio.

Si spostarono dall’altra parte della stanza, sul divano accanto al letto, era quello meno rumoroso. Nelle successive due ore il nostro principe azzurro e la sua Elis consumarono i loro più intimi desideri, fino all’estremo delle forze, fin che si poteva. Alla fine subentrò la stanchezza. Si trovarono nel letto a parlare, a raccontare sottovoce gli aspetti della giornata appena conclusa e soprattutto di come qualche notte qualcuno li avrebbe notati facendo svanire quel bel sogno che rivivevano spesso, oramai da tempo. Ma ogni notte, puntualmente, il nostro principe alle quattro doveva scappar via per riprendere il suo posto e prepararsi ad una nuova giornata reale. Ed è a quel punto che si immedesimava nei più arditi dei ladri ( Lupen ). Ogni notte mettevano all’opera un piano per far scappare via il povero principe. Era facile accedere al castello, ma era ben più difficile uscirne non potendo servirsi nuovamente dei rintocchi dell’orologio.

Mentre la dolce amata passeggiava tranquillamente per casa attirando l’attenzione di chi in quel momento era sveglio il nostro principe sgattaiolava nuovamente di stanza in stanza attraverso i corridoi. Aspettava nell’atrio fino al passaggio della carovana mattutina per aprire il grande portone all’entrata senza destare sospetto. Quelle azioni erano diventate così consuete che oramai riuscivano a farlo in brevissimo tempo.

L’incontro tra i giovani continuò fino al giorno in cui tutto ciò divenne abitudinario, ed è proprio in quel momento in quel momento svanì l’incanto.

Chissà dove sarà ora il nostro principe, e chissà se avrà trovata un’altra amata compagna di vita. Ed Elis con il grande castello? Avrà trovato sicuramente un altro principe azzurro. Prima o poi qualcuno la farà diventare regina.

RudiExperience