Pensieri di un insonne

Va bene! Io non vi prendo in giro dicendo che la vita è bella e voi non mi prendete per il mio bel fondo schiena cercando di rifilarmi una bugia.
È un po’ di tempo che mi domando perché dovrei alzare il culo da quel divano ed uscire fuori casa. Sul divano vedo un film che mi piace, leggo un libro interessante all’apparenza e, quando ne ho voglia, cerco anche di studiare qualcosa. Forse la fede potrebbe farmi uscire, o forse no. Vorrei dire che mi salverà e mi darà modo di essere una persona migliore quando arriverà il momento, ma è un po’ di tempo che questo pensiero inizia a vacillare. E no, non sono i fallimenti degli obiettivi che mi pongo nella vita, e neanche tutto lo schifo e le ingiustizie che vedo intorno a me, e neanche i preti pedofili, stupratori, approfittatori ed ingordi di denaro. Non so, così mi sento di essere in questo momento e così sono. Forse per questo un giorno soffrirò tra le fiamme dell’inferno in una ruota di dolore eterno. La speranza è quella di alzarsi una mattina sapendo, con assoluta certezza come un dogma, che Lui è lì fuori, e ci Ama, con la a maiuscola. In fondo a me questa speranza è sempre viva. Qualcosa mi dice che siamo messi sempre alla prova, ed allora la domanda che mi pongo è: Perché per passare le prove dobbiamo passare attraverso la sofferenza? Quando il popolo di Gesù trascorse i 40 anni nel deserto cosa imparò? Nulla, credo, se non temere Lui e le sue ripercussioni. Ma forse quella era solo una punizione descritta nel vecchio testamento. Il nuovo testamento ci fa conoscere un Lui più magnanimo. A volte credo che avere un Lui punitivo sia meglio, magari al mondo saremmo tutti sotto la stessa bandiera.

Il fondo del bicchiere è ormai visibile ed il whisky che c’era prima è solo un ricordo. Ora è lì, nel mio corpo, e fa il suo dovere. L’alcool dovrebbe aiutare questo povero cervello che però, sfortunatamente, lo riconosce come tossico per cui una bella sbronza non me la toglierà nessuno, a parte il tempo. É curioso perché da una parte imprigiona la mia lingua che non riesce ad esprimersi a dovere, e dall’altra libera la mente che fa un bel viaggio intorno al mondo, di certo non paragonabile ad un trip psicotico, ma almeno ti da modo di vedere le cose da una prospettiva diversa e ti scioglie i pensieri come i nodi al passaggio di un pettine. Peccato per quei pochi miliardi di neuroni bruciati e che non saranno più restituiti. Forse è meglio così, almeno all’inferno ci sarà qualcosa a cui non dover pensare.

Sto ancora pensando a cosa fare la fuori, potrei uscire, andar per bar a bare, per stare in compagnia di qualcuno o qualcuna che non vedrò più. Potrei andare al cinema ma sarebbe solo spostarsi da un divano comodo ad uno molto meno comodo, con gente che rompe le palle perché magari sta guardando qualcosa che non vorrebbe vedere solo per far piacere ad un’altra persona. Quando uno esce dovrebbe saper quel che vuole. Dovrebbe già avere un programma in testa e non cazzeggiare per le vie. Odio stare al freddo buttato su un marciapiede aspettando che si faccia l’ora per rincasare, odio stare un’ora sotto la pioggia aspettando di entrare in una discoteca in cui non capirò la meta delle cose che mi diranno per via della musica che mi fracassa i timpani, e soprattutto odio andare in pizzeria per mangiare una pizza dopo aver aspettato il proprio turno per due ore. Si, la pizza è pizza; ma anche lo sfracassamento di maroni è lo sfracassamento di maroni.

Mi giro e mi contorco, vorrei scuoiarmi vivo. Il pensiero resta ancora la fisso. Non riesco a non pensare a quanto mi resti e come sto sfruttando il tempo donato. Secondo lo stato mediamente dovrei campare altri 34 anni, il ciò significa che sto quasi al giro di boa. No, non voglio pensare a questi primi 33 anni, meglio di no. Ma mi duole pensare anche ai successivi 34, dei successi 12.410 giorni, giorno più giorno meno. Ma si sa che questa è solo una media, il che vuol dire che se da qualche parte c’è una nonnina che sta compiendo 100 anni allora, per rispettare il conto che qualcuno un giorno ha fatto, uno di noi dovrebbe tagliare le cuoia 33 anni prima, il che vuol dire che se quel qualcuno sono io allora sarebbero solo 365  i giorni restanti, dannata nonnina! Cosa può darmi una vita di 1 anno che non mi hanno dato i precedenti 33? Se noi siamo la somma delle esperienze del nostro passato allora devo aver paura perché mi sa che quest’anno lo passerò su quel fottutissimo divano.
Ma il sapere che ti resta solo un anno non può cambiare qualcosa nelle persone? Ultimamente mi è capitato di parlare con amici domandandoci se era meglio sapere la data della propria morte. Io credo sia meglio, sapere quando uscirai da quella stanza a piedi uniti mi rende una persona libera, folle. La follia non vuol dire pazzia, almeno nel 90% dei casi, nessuno vuole essere come il protagonista di ‘nella mia fine é il mio principio’ di Agatha Christie. Il saper che avrai del tempo limitato dovrebbe far uscire il meglio di noi stessi. Abbiamo sempre la sensazione che la morte sia una cosa lontana e non ci tocchi. Niente di più errato. É una cosa con cui dovremo farci i conti prima o poi e la verità è che non sappiamo proprio nulla di quando ci verrà a bussare alla porta. Potrebbe essere domani, tra una settimana, tra cinquant’anni o anche ora. Tutti sappiamo che prima o poi passerà ma ci comportiamo come se fosse una cosa che non ci toccherà. Le nostre vite terrene hanno una scadenza, ma la sfortuna è che non sappiamo dove sia l’etichetta con scritto ‘best before’. Prima accettiamo che arrivi e prima inizieremo a vivere. Non dovremmo lasciare nulla in sospeso, risolvere ogni dubbio sociale che ci attanaglia, ogni lite, ogni cosa che ci possa legare a questo mondo altrimenti la morte non sarà nemmeno serena.

Nei miei 365 giorni farei tutto quello che non ho fatto nei precedenti 33 anni. Un viaggio intorno al mondo, andrei a visitare il Papa, magari lui saprebbe indicarmi la strada giusta verso la fede. Andrei al polo nord per vedere l’aurora boreale e nel Madagascar per incontrare gli animali più strani della terra. Aiuterei una ONLUS a salvare i migranti e, perché no, scoprire le persone a cui donare parti di me per farle vivere meglio. Muccino dovrebbe pagarmi i diritti. L’idea del film l’ho avuta prima io. Poi diranno che sarò stato io a copiare lui. Dannati film, ti rubano le idee e si aspettano anche che gli paghi i diritti.
Ma tornando a noi, lo so che state pensando. State sghignazzando sotto quei vostri bei nasoni pensando che farei queste cose solo per comprare il paradiso. Non mi frega dell’indulgenza, è il XXI secolo, oramai sappiamo che non è possibile comprarla, e sembra che nessuna svendita sia attiva al corner shop, peccato, ci avrei fatto un pensierino. Se farò quel che desidero sarà perché sono abbastanza sicuro che una vita normale in meno possa migliorare altre vite rendendole speciali. Tutto questo aspettando la fine del mondo da un posto in tribuna, lassù oppure, per ora, da laggiù. Almeno questa volta non dovrò pagare e fare 6 ore di fila come quando vado a comprare i biglietti del Napoli, e non dovrò neanche pagare il pizzo di un euro per il ritiro del biglietto.

Eppur mi son sempre chiesto come sarà quando tutti risorgeremo. Per la nostra religione, Cristiani Cattolici, arriverà il giorno in cui risorgeranno tutti i morti, dovrà essere un giorno molto affollato perché per come stiamo andando tra 100 anni saranno circa 200.000 gli anni in cui l’uomo sarà vissuto sulla terra e più di 60 miliardi di esseri umani son veramente tanti. Già ora trovare un bilocale di 50mq è un’impresa biblica, immagina dopo. E poi con i donatori di organi come si farà? Chi avrà donato cuore, fegato e reni li riavrà nuovi? Chi lo sa. Io di certo no e, senza peccare di presunzione, credo anche nessuno di voi. Forse la resurrezione di cui si parla sarà spirituale, oppure accadrà che tra 100 anni o meno ci autodistruggeremo e Lui rifarà tutto da capo, sperando questa volta di non far crescere senza il ciuccio i Napoleoni, gli Hitler, i Pyongjang e soprattutto i Bush ed i Trump. Dimentico qualcuno? ah si! I Berlusca. Lo so che ci son persone peggiori di lui ma non ci posso far nulla, per me lui ha la sua parte di responsabilità. Il solo fatto di pensare che lui è l’inventore della TV spazzature degli anni 80 con cui milioni di italiani si son rimbecilliti mi fa stizzare i nervi. Poveri bambini, senza tetta e ciuccio son diventati quel che sono diventati.

Proprio ieri immaginavo un mondo governato non da politici, ma da “esperti”. No, non pensavo ai tecnici come Monti messi da Napolitano, lungi da me aver fatto questo maldestro pensiero. Nessun premier, solo un presidente della repubblica a capo di 20 PartitiTematici. No, non è un errore di battitura. Immaginate che ogni partito si occupi di una tematica, dall’energia all’ambiente, dal turismo all’urbanistica. Partiti formati non da persone di destra o di sinistra, ma da scienziati, premi nobel e persone non influenzabili. Beh, probabilmente qualcosa girerebbe al meglio. Sarei veramente curioso di vederlo. Cosa impossibile – lo so. Ci vorrebbe un mega evento come quello che creò “Sanangeles” in DRED, ma la vedo difficile a meno che il panda nord coreano non faccia eruttare Yellowstone come promesso. Ma si sa, panda che abbaia non morde, per cui mi sa che la mia piccola rivoluzione politica resterà la, chiusa in un cassetto. Il Chè questa volta non farà la sua piccola rivoluzione. Scusami Antonio (Gramsci, ndr) se non siamo riusciti ad essere evoluzionisti come te speravi un secolo fa.

Parlando parlando credo di aver sprecato già 340 dei miei 365 giorni. Gli ultimi 15 giorni li dedicherei agli affetti più cari. Trascorrerei 13 di quei 15 con la persona che amo e che sarà la più dura da lasciare e farei in modo che quei siano i giorni più belli della sua vita, perché essendo i più belli della sua vita saranno i più belli della mia. Gli ultimi due con la famiglia allargata e tutti i miei cari più vicini. L’ultimo minuto sarà quello più egoistico, quello mio, quello in cui nessuno potrà rubarmi la scena perché gli applausi della platea saranno solo per me.

Oppure no, non sarà il mio turno. Non avrò solo un anno a disposizione. Ed allora perché non provare a trascorrere la vita come quell’anno Invece dei tredici giorni con la persona che ami una vita intera, e con gli affetti più cari quando c’è l’occasione? Forse in questo modo sarà tutto più semplice, la fede tornerà e la paura di un mondo che ci abbandona trasformata in forza di vita.

RudiExperience

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