Agito i polpastrelli in maniera vistosa. Il movimento mi sale su per l’avambraccio fino alle spalle. Simulo dei movimenti che vanno a formare gli accordi di una canzone sulla chitarra. Attorno a me tutto buio, è notte fonda. Solo la luce della luna attraversa il vetro della finestra, si riflette sullo specchio, situato in fondo alla stanza, e viene traghettata, soave, tra i tuoi capelli. Parte si posa anche sul tuo viso e su quel soffice cuscino, il quale è come i sogni che stai avendo, leggeri e felici.
La luce accarezza la tua pelle e si arresta sul letto creando giochi che mi piacciono, mi rilassano. Il mio braccio sinistro passa attorno al tuo cuscino sfiorandoti i capelli. Vorrei dormire, dovrei dormire. Dovrei continuare a scrivere domani, non finirò mai questo libro. Sono mesi che sono fermo allo stesso punto. Dovrei dormire eppure penso che nulla cambierà se stanotte mi prenderò licenza, un pausa dal mondo, mai da te però. Mi fermerò ritrovandomi in un posto diverso. Oppure mi muoverò restando sempre allo stesso posto. Vorrei essere un pesce palla, anche se starei sempre con la bocca chiusa ed il corpo rigonfio per far vedere i muscoli. Ma poi si sa, basta tornare in acqua per far tornare tutto alla normalità. La notte pesce palla, ed il giorno pesce tra i pesce, nelle acque di questo mare di vita.
L’ho rifatto. Star li a guardarti riposare mi fa viaggiare con la mente e penso alle cose più impensabili. A cosa che, quando hai la mente occupata per le infinite vicissitudini della vita non pensi – solitamente. Stanotte vado fuori schemi, allineo tutto a destra. Esco dalle righe della mia storia e, come si dice in ambito fumettistico, rompo la quarta parete. Realtà e finzione si mischiano, diventano un tutt’uno.
Non ero abituato a vivere da solo, e stanotte questa casa sembra ancora più grande di come è realmente. Fortunatamente ci sei tu qui’, accanto; il che rende tutto meno macabro. Tu, con il tuo vestito da notte ed i tuoi capelli tirabaci all’estremità. Sembrano tanti punti interrogativi, un po’ come quelli che ci passano per la mente ogni giorno quando ci chiediamo se stiamo facendo bene, se la strada è quella giusta, se possiamo avere di più o ci basta quello che abbiamo. E tutto questo talvolta in uno sguardo. Viaggiamo spesso e volentieri sullo stesse frequenze e basta poco, un sorriso, uno sguardo, o un non sguardo per capirci a vicenda, per comprendere se ciò che stiamo facendo rende orgoglioso l’altro oppure se stiamo a fa l’ennesima cazzata. Si, di cazzate se ne facciamo tante, ma non è tanto importante non farle, ma quanto capire di averle fatte. Cercare di non rifarle, rimediare. E siamo tutti umani, no? mica siamo santi? E non per fare il puntiglioso ma è stato proprio il santo dei santi a fare l’errore più grande, solo che lui non può essere perdonato; noi siamo più fortunati, credo! Bibbia Docet!
E poi non si beve, non si fuma, non si fa l’amore. Vizi non ne abbiamo. Inizio a pensare che dovremmo averli!! Un doppio punto esclamativo è d’obbligo. E mi viene da pensare: Una vita senza vizi è degna di essere vissuta? Partendo dal fatto che tutte le vite sono degne di essere vissute virtù ed immoralità viaggiano di pari passo con l’essenza umana odierna, e chi lo diniega è solo un ipocrita. Ora non vorrei citare Dante ma il momento sembra più che adatto per cui, con riverenza, mai terzina fu più adatta: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” il che, per farla breve, se negate quello riportato nel periodo precedente è solo perché non avete abbastanza conoscenza di voi stessi. Non dobbiamo mica essere antropologi per capirci? E neanche Freud se è per questo. Basta un veloce esame di coscienza, ne siamo tutti capaci.
Ecco, mi son distratto di nuovo. Ritorno in me, ritorno ad utilizzare gli occhi, quelli reali, non quelli della fantasia, e ritorno sul tuo volto. Quasi come in una foto in bianco e nero la tua pelle riflette la luca e sembra bianca, cerea. Andrei a prendere la macchina fotografica per immortalare questo momento se non fosse per il fatto che ho paura di svegliarti, ed ho anche paura di non poter aver più la possibilità di vederti in questo modo. Ci sono cose nella vita che ci capita di vedere solo poche volte, dovremmo approfittare di questi momenti, catturare ogni spigolo, ogni morbida sfaccettatura, farla nostra e cercare di non dimenticarla. Cosa al quanto ardua per me; ecco perché ho la mia tecnica di memorizzazione. Dove la mente non arriva l’udito e l’olfatto fanno il resto.
Sposto un attimo lo sguardo e guardo aldilà del vetro della finestra di questa minuscola stanza. Vedo qualche tetto e poi tutto buio. So per certo che dove c’è questo buio domani ci sarà una vastissima e smisurata distesa di erba verde irlandese. Con l’udito scorgo risate e canti. La Smithwich’s sta facendo il suo effetto. I ragazzi giù la strada mi fanno ripensare alla signora O’Connell. Quest’oggi, mentre parlavamo del più ed del meno, le ho chiesto perché mai si bevesse così tanto da queste parti. Lei, con voce ferma e possente mi ha risposto, con il suo accento del Clare: “In heaven there is no beer! That’s why we drink it here boy“. Mancava solo che mi dicesse “Right here, right now” cacciando una birra da sotto la gonnella.
Ritorno a Te.
Non resisto e con il palmo della mia mano ti accarezzo la guancia, ed è solo in quel momento che mi accorgo che è stato tutto un gioco di luci. La luna mi ha fregato, un’altra volta, maledetta!
RudiExperience