Incubi e Risvegli …

On-Air: Stephane Wrembel – Bistro Fada ( Play )

Un altro incubo. Mi alzo da questo divano sonnecchiando e gracchiando come una vecchia cornacchia. Quest’altro incubo deve essere stato peggio di quello della notte scorsa. Son gli attacchi di questa maledetta febbre puttana che mi tiene rinchiuso in casa con la pioggia scrosciante all’esterno.

Le tapparelle chiuse e le luci spente fan da tema. C’è solo la televisione a farmi compagnia. Metto gli occhiali sugli occhi e cerco di leggere le medicine, Supracef. Apro la confezione e leggo che diavoleria è – un antibiotico. Mi chiedo se può far qualcosa assunta con l’aspirina di qualche ora fa. Faccio un segno di dissento e butto giù, mezzo bicchiere d’acqua ed anche questa è fatta.

Mi sento la schiena simile ad un pannello di truciolato, probabilmente si spezzerà tra qualche istante. Porto le mani al capo cercando di non far girare la stanza e con gli occhi cerco di trovare l’orologio sul comodino dinanzi il divano sperando di capire che ore si son fatte. Dalle tapparelle non traspare nessuna luce, probabilmente son passate le cinque.

Le 18:34.

Mi accascio come un ferro vecchio sul divano e con il telecomando in mano faccio zapping sperando di trovare qualcosa di più gradito della solita sbobba hollywoodiana pomeridiana. Un canale francese. Ma qui non arriva nessun canale di questo tipo penso tra me e me. Io odio il francese ma per un momento il mio sguardo resta affascinato da quella lingua, da quella musica e da quella chitarra che non smette di strimpellare. Ci deve essere stata qualche tipo di interferenza che ha fatto arrivare fin qui la trasmissione. Ballano, ballano tutti una specie di valzer, una musica che entra fino all’anima, fino ad ogni fibra del mio essere e per un attimo non mi fa pensar che son quattro giorni che non esco di casa. Non mi fa pensar che stasera ho un appuntamento ed ho la barba più lunga di Mosè e il puzzo di pesce marcio lasciato all’umido lungo una via lorcia, di Parigi magari.

Mi lascio andar ad un sorriso che proviene da dentro e mi lascio trasportare dalle note fin quando, chiudendo gli occhi, non mi lascio cullare in un sonno profondo quanto il mare.

Ed ora venite incubi, con la mia musica non diverrete altro che sogni. Sogni ammaliatori per i miei sensi, per il mio essere.

RudiExperience

QR Code – “Il tempo che fu”

Buonasera ragazzi.

Se visualizzate questo post è perchè, probabilmente, avere scannerizzato e linkato il QR code sull’antologia delle mie foto presentate alla mostra questa sera.

Nella sala del Bistrot son presentate altre 48 opere fotografiche di altri 16 ragazzi e ragazze che, come me e sicuramente tanti di voi, hanno la passione, oltre all’hobbistica, per la fotografia.

Di seguito vi riporto le stesse tre foto che ho presentato in formato digitale e commentate.

Questa foto è stata scattata a Castelpoto, nel Bevenentano.

Un paesino quasi del tutto disabitato. Lasciato a se stesso dopo la seconda guerra mondiale.

In una nostra visita ho immortalato quest’immagine. Un fascio di luce che trafigge il solaio e si scaglia sul pavimento illuminando la stanza e creando un mare di sfumature.

Durante la conversazione con questa signora in ricordo dei momenti passati ho effettuato uno scatto spontaneo di un sorriso.

Il ciondolo di una ragazza che ora è con voi in questa sala, Vittoria. E’ semplicemente un orologio che però, insieme alle due foto precedenti, sta a significare lo scorrere inesorabile del tempo.

Vi ringrazio per la visita…

Spero che il blog e le foto siano di vostro gradimento.

RudiExperience